Vi sono alcune leggende sull’uva di troia. Una racconta che Diomede, sbarcato sulle rive del Gargano, portò con se dei tralci di vite, che trovarono qui il loro habitat naturale; un’altra narra che Federico II di Svevia amava degustare il “corposo vino di Troia” e ne richiese pertanto la coltivazione.
Il susseguirsi di carestie ed una notevole richiesta di olio spinsero i contadini del Gargano / Daunia a ridurre drasticamente le coltivazioni di questa vite, già di per sé poco produttiva, sostituendole soprattutto con uliveti. Al contrario, il vitigno ebbe una larghissima diffusione verso sud, precisamente nella provincia di Barletta-Andria-Trani.
Il vino ottenuto dall’uva di troia, al termine dell’ affinamento, si presenta un bel colore rosso rubino intenso, con un’equilibrata ed elegante struttura tannica, con gusto speziato e di legno, anche senza effettuare il passaggio in barrique, con sentori di more e liquirizia.
L’ agricola Petrignano è una realtà storica che dal 1935 coltiva le proprie vigne nel Basso Tavoliere delle Puglie, area particolarmente vocata alla viticoltura. Il nonno Vincenzo impiantò le prime vigne e, tramandata di padre in figlio la passione per la viticoltura, oggi il dr. Antonio produce uva di Troia nel rispetto dei criteri di un’agricoltura biologica. I sesti di impianto sono a spalliera, questo consente di ottenere ottimi risultati in termini di qualità chimico fisica e caratteristiche organolettiche (in particolare i profumi). La produzione viene vinificata sia in nero e sia in rosato.
La famiglia Petrignano coltiva con maniacale attenzione e cura l’ uva di Troia, vitigno a bacca nera, spessa e con polpa carnosa. Lo stesso ha una struttura tannica eccellente grazie all’ elevata dotazione naturale di flavonoidi nelle bucce. La carica di polifenoli conferisce un colore rubino intenso se vinificato in nero.